inserire solo le sospensioni o cali di pressione programmati
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La loro assenza è indice di qualità e di efficienza di trattamento dell’acqua.
Il parametro batteri coliformi è indicato nel Decreto Legislativo n. 18 del 23 febbraio 2023 come parametro indicatore con valore fissato a 0/100 ml.
La circolare del Ministero della Salute n. 13400/2021 stabilisce che per il valore del parametro “batteri coliformi” può essere superato fino ad un massimo di 10 unità/100 ml non costituendo una “non conformità”, ma una “inosservanza”, soprattutto quando non vi è il simultaneo rilevamento di microrganismi di origine enterica (Enterococchi intestinali ed Escherichia Coli)
I batteri coliformi possono essere una manifestazione del rilascio di biofilm dalle superfici interne dei tubi, di entrata di materiale dall’esterno (es. suolo, vegetazione) e di basse concentrazioni di disinfettante residuo.
Il superamento del loro valore di parametro (0/100 ml) può essere tollerato qualora non siano contemporaneamente presenti indicatori di contaminazione fecale quali Escherichia coli ed enterococchi
Considerato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come l’indicatore primario dell’inquinamento fecale essendo esclusivo del tratto gastrointestinale dell’uomo e animali a sangue caldo. Devono essere assenti nelle acque destinate al consumo umano.
Dal gruppo dei microorganismi Streptococchi che comprende “streptococchi fecali, enterococchi, enterococchi intestinali” sono stati individuati in base alle loro caratteristiche genotipiche-fisiologiche le specie appartenenti al Genere Enterococcus di origine fecale o intestinale La ricerca è quindi mirata agli enterococchi intestinali che si trovano frequentemente nelle feci degli esseri umani e degli animali caratterizzati da omeotermia cioè la capacità che alcuni animali, spec. mammiferi e uccelli, di mantenere costante la temperatura corporea indipendentemente dalle variazioni dell’ambiente esterno. Gli enterococchi intestinali devono essere assenti nelle acque destinate al consumo umano così come riportato nel D. Lgs. n°18 del 23 febbraio 2023.
I solfati sono composti contenenti zolfo presenti nell’acqua in seguito al suo naturale passaggio attraverso le rocce del sottosuolo. Alcuni dei più comuni solfati che vengono a contatto con l’acqua sono quelli di sodio, magnesio e calcio (il gesso). Il D. Lgs. n°18 del 23 febbraio 2023 stabilisce che la quantità di solfati nell’acqua potabile non deve superare i 250 milligrammi per litro. Alte concentrazioni di solfati nelle acque potrebbero derivare da contaminazioni industriali o addirittura dal traffico stradale.
L’azoto nitroso (N-NO2–) o nitriti (NO2–) sono il primo composto derivante dalla trasformazione ossidativa dell’azoto ammoniacale. La presenza nell’acqua può quindi indicare inquinamento recente da sostanza organica. Nelle acque sotterranee la quantità di azoto nitroso (N-NO2–) è uno dei parametri addizionali previsti D.Lgs. 152/06 per definire il grado d’inquinamento chimico. In base al D. Lgs. n°18 del 23 febbraio 2023, il limite di legge è di 0,5 milligrammi per litro di nitriti (NO2–).
I nitrati (NO3–) sono sostanze indesiderate che possono trovarsi nelle acque. Sono l’ultima fase di ossidazione dell’azoto
Poiché non sono trattenuti dal terreno potrebbero essere presenti in grande quantità nelle acque di falda e in tal caso e costituiscono un indice di inquinamento che può essere:
Nelle acque di superficie sono presenti per il normale processo di ossidazione a cui sono sottoposti l’azoto ammoniacale e l’azoto nitroso. Nel caso di acque di scarico si parla di azoto nitrico espresso in mg/l di N-NO3 mentre per le acque destinate al consumo umano il limite è relativo al parametro nitrati ed è espresso in NO3–. In base al D. Lgs. n°18 del 23 febbraio 2023, il limite di legge nelle acque destinate al consumo umano è di 50 milligrammi per litro di nitrati (NO3–).
Si tratta un parametro legato all’aggressività dell’acqua, cioè la capacità della stessa di attivare fenomeni di corrosione. Tale fenomeno riguarda soprattutto la capacità di un’acqua che, se riscaldata, può portare alla formazione di depositi di incrostazioni che determinano il malfunzionamento di elettrodomestici quali lavatrici, lavastoviglie, ebollitori, ecc. Il valore dei bicarbonati è legato all’alcalinità un parametro che rappresenta la capacità tamponante di un’acqua alle variazioni del pH. I bicarbonati, in equilibrio con i carbonati, sono naturalmente presenti in tutte le acque naturali e non esistono controindicazioni per l’uomo. Il D. Lgs. n°18 del 23 febbraio 2023 non riporta alcun valore limite di riferimento per tale parametro.
Si tratta un parametro legato all’aggressività dell’acqua, cioè la capacità della stessa di attivare fenomeni di corrosione. Tale fenomeno riguarda soprattutto la capacità di un’acqua che, se riscaldata, può portare alla formazione di depositi di incrostazioni che determinano il malfunzionamento di elettrodomestici quali lavatrici, lavastoviglie, ebollitori, ecc. Il valore dei bicarbonati è legato all’alcalinità un parametro che rappresenta la capacità tamponante di un’acqua alle variazioni del pH. I bicarbonati, in equilibrio con i carbonati, sono naturalmente presenti in tutte le acque naturali e non esistono controindicazioni per l’uomo. Il D. Lgs. n°18 del 23 febbraio 2023 non riporta alcun valore limite di riferimento per tale parametro.
Sono derivati del fluoro di provenienza naturale La loro presenza è dovuta alla presenza di composti del fluoro in rocce ignee, granitiche e sedimentarie che, a contatto con l’acqua, ne arricchiscono il contenuto in fluoro. In base al D.Lgs. n°18 del 23 febbraio 2023, il limite di legge nelle acque destinate al consumo umano è di 1,5 milligrammi per litro.
L’acqua erogata da CADF S.p.A. viene disinfettata con l’aggiunta di biossido di Cloro per garantire il rispetto dei requisiti microbiologici prescritti dal D. Lgs. n°18 del 23 febbraio 2023, soprattutto per i lunghi percorsi che l’acqua deve compiere prima di arrivare all’utente finale. Il parametro Disinfettante residuo è la quantità di disinfettante rimasta nell’acqua a garanzia di una buona cloro-copertura. Viene determinata attraverso campionamenti ed analisi sul posto in quanto è un parametro che tende a diminuire nel tempo. Si tratta di un parametro indicatore per il quale il D. Lgs. n°18 del 23 febbraio 2023 non riporta alcun valore limite di riferimento.
Sono gli ioni dell’atomo di cloro. La loro presenza è legata solitamente alla conduttività dell’acqua ed indica un certo tenore di salinità. Presenti in tutte le acque da quelle minerali a quelle di rubinetto. Il valore limite imposto dalla normativa che regolamenta le acque destinate al consumo umano è di 250 mg/l.
È un indice della presenza in acqua di sali minerali disciolti, La conduttività dipende dalla temperatura, perciò occorre riportare i valori alla temperatura di riferimento (20°C).
Per conduttività (o anche conducibilità elettrica specifica) si intende la capacità dell’acqua di condurre corrente.
In presenza di sostanze ionizzate o dissociate si verifica un aumento della conduttività proporzionale alla loro concentrazione. La misura della conduttività di un’acqua, pertanto, permette di ottenere una informazione circa il suo grado di mineralizzazione. Il parametro è strettamente legato al Residuo fisso.
Il residuo fisso è una misura dei sali disciolti nelle acque e deriva principalmente dalla presenza degli ioni sodio, potassio, calcio, magnesio, cloruro, solfato e bicarbonato. Dal momento che non è un parametro pericoloso per la salute umana, non è previsto un limite di legge. Le specie che contribuiscono al residuo fisso sono prevalentemente di origine naturale, ma possono derivare anche da attività umane presenti sul territorio. Valori elevati di residuo fisso, maggiori di 1500 milligrammi/litro (mg/l), possono rendere l’acqua sgradevole al gusto, così come valori estremamente bassi danno la sensazione di un’acqua insipida, tendente al dolciastro.
Una delle classificazioni più utilizzate per le acque in base al residuo fisso è rappresentata dalla seguente tabella:
TIPO DI ACQUA | RESIDUO FISSO |
Minimamente mineralizzate | fino a 50 mg/l; |
Oligominerali o leggermente mineralizzate | fra 51 e 500 mg/l |
Mediamente mineralizzate | fra 501 e 1500 mg/l; |
Fortemente mineralizzate | oltre 1500 mg/l |
Si possono trovare anche altre classificazioni come rappresentato nella tabella seguente:
Tipo di acque | residuo fisso |
Acque meteoriche o minimamente mineralizzate | compreso tra 10 e 80 mg/L |
Acque oligominerali | compreso tra 80 e 200 mg/L
|
Acque mediominerali | compreso tra 200 e 1.000 mg/L
|
Acque minerali o ricche di sali minerali | superiore a 1.000 mg/L |
Acque salate | superiore a 30.000 mg/L |
In realtà non esiste una vera e propria classificazione condivisa. Questo fatto sta ad indicare come l’interpretazione di tale parametro sia soggettiva e come in realtà il parametro, puramente indicatore, vada valutato nel contesto di un profilo più approfondito delle analisi di altri parametri.
È un parametro indicatore e serve per determinare la quantità di ioni idrogeno presenti nell’acqua fornendo indicazioni sull’aspetto acido o basico della stessa.
Importante in quanto i processi naturali in soluzione si svolgono generalmente a valori di pH compresi tra 6 e 9. È il primo parametro che può evidenziare un eventuale stato di alterazione dell’acqua esaminata.
I limiti di legge previsti dal D. Lgs. n°18 del 23 febbraio 2023 ed eventuali s.m.i. stabiliscono che il valore deve essere compreso tra 6,5 e 9,5 upH.
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La durezza indica il contenuto totale di Sali di calcio e magnesio disciolti in acqua. La durezza viene generalmente espressa in gradi francesi (°f, da non confondere con °F, che sono i gradi Fahrenheit), dove un grado rappresenta 10 mg di carbonato di calcio (CaCO3) per litro di acqua (1 °f = 10 mg/l).
È una scala di misura della basicità o acidità di una soluzione acquosa. La scala va da 1 a 14, dove 7 indica una soluzione neutra (ad esempio l’acqua potabile).
Il manganese è un elemento inserito tra i parametri indicatori e di cui è stabilito un valore massimo consigliato di 50 µg/l. Il manganese è un elemento essenziale per gli organismi viventi ed è presente soprattutto nelle acque di falda. La sua completa eliminazione durante la potabilizzazione avviene attraverso processi ossidativi che trasformandolo nella forma di idrossido ne permettono l’esclusione durante i processi di filtrazione.
Si definisce col termine di torbidità la riduzione della trasparenza di un campione, dovuta alla presenza di sostanze in sospensione. La torbidità rappresenta una misura aspecifica della concentrazione in peso dei solidi sospesi nel campione; non è tuttavia possibile stabilire una correlazione diretta tra queste due variabili, in quanto le proprietà ottiche di una sospensione risultano influenzate, oltre che dalla quantità, anche dalla forma, dalle dimensioni e dall’indice di rifrazione delle particelle sospese, nonché dalla lunghezza d’onda del raggio incidente.
È un elemento essenziale per la vita, molto importante per il metabolismo umano, in quanto serve al mantenimento del bilancio idrico e alla regolazione osmotica tra i compartimenti intra ed extracellulari. Il limite di legge è di 200 milligrammi per litro.
Il residuo fisso è una misura dei sali disciolti nelle acque e deriva principalmente dalla presenza degli ioni sodio, potassio, calcio, magnesio, cloruro, solfato e bicarbonato. Dal momento che non è un parametro pericoloso per la salute umana, non è previsto un limite di legge, ma è inserito tra i parametri indicatori, con un valore massimo consigliato di 1500 mg/l.
Le specie che contribuiscono al residuo fisso sono prevalentemente di origine naturale, ma possono derivare anche da attività umane presenti sul territorio. Valori elevati di residuo fisso, maggiori di 1000 milligrammi/litro (mg/l), possono rendere l’acqua sgradevole al gusto, così come valori estremamente bassi danno la sensazione di un’acqua insipida, tendente al dolciastro.
Le acque vengono classificate in base al residuo fisso come segue:
– Minimamente mineralizzate: fino a 50 mg/l;
– Oligominerali o leggermente mineralizzate: fino a 500 mg/l;
– Mediamente mineralizzate: fra 500 e 1500 mg/l;
– Fortemente mineralizzate: oltre 1500 mg/l.
È un elemento indispensabile per l’organismo umano, entra nelle reazioni cellulari ed è importante per la conducibilità dello stimolo nel sistema nervoso. Non è previsto un limite di legge.
È un elemento molto importante per l’organismo umano in quanto entra a far parte dei sistemi metabolici. Il magnesio si trova in buona parte degli alimenti e anche l’acqua contribuisce al fabbisogno giornaliero in quanto il magnesio in forma solubile è facilmente biodisponibile.
È un metallo, ed è uno dei principali componenti della crosta terrestre. Può essere presente nell’acqua potabile anche come risultato dell’uso di flocculanti negli impianti di trattamento per la produzione di acqua potabile, o della corrosione delle condotte in acciaio e ghisa durante la distribuzione dell’acqua. Il ferro è considerato un elemento indesiderabile, in quanto già una concentrazione di circa 0,3 mg/L conferisce all’acqua una colorazione giallina e un sapore sgradevole (metallico), pur non presentando elevata tossicità per l’organismo umano. Il valore limite imposto dal d.lgs. sulle acque destinate al consumo umano è di 200 µg/L.
Deriva dallo scioglimento delle rocce calcaree. E’ il minerale più diffuso nell’organismo ed è un elemento indispensabile per la vita essendo il costituente principale delle ossa e dei denti. Un’acqua con un buon contenuto di questo elemento è particolarmente indicata per la prevenzione dell’osteoporosi, durante il periodo della crescita e durante la gravidanza.
È un metalloide ampiamente distribuito nella crosta terrestre; è presente nei corpi idrici a causa del naturale fenomeno di erosione e solubilizzazione delle rocce provocato dall’acqua piovana che percola nel terreno e raggiunge la falda. Il valore di parametro per l’acqua potabile è stato ora stabilito in 10 µg/L per la sua elevata tossicità.
Misura in gradi Centigradi dello stato termico dell’acqua.
Prova PH