Maggio 2023
L’intervento descritto si colloca all’interno di un ampio progetto che ha l’obiettivo di ripristinare la sicurezza idraulica del territorio dei centri abitati del “Comparto Lidi Nord”. Per far fronte a piogge e ridurre il periodo di disagio di eventi più consistenti e straordinari e smaltire le portate istantanee.
Il progetto prevede un sistema di sfioratori a monte di ognuno degli impianti di sollevamento fognario urbani dei centri abitati sulla costa (Impianti S1 e S2 a Lido Nazioni, Impianto S3 a Lido di Pomposa, Impianto S4 in Loc. San Giuseppe e Impianto S5 a Porto Garibaldi).
Figura 2 – Distribuzione Vasche di laminazione
Figura 3 – Vasca di laminazione a San Giuseppe
In particolare l’intervento descritto riguarda l’impianto sito a Lido delle Nazioni (S2), in via Casone Garibaldi, dove sono state realizzate una vasca di prima pioggia, una vasca di drenaggio e una vasca di laminazione (come ampliamento del canale esistente).
Quest’area presenta un elevato livello di tutela è zona Parco e sito Natura 2000. L’intervento rappresenta la proposta di compensazione richiesta in fase di conferenza dei servizi del 11/10/2019 da parte dell’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità – Delta del Po, con l’utilizzo almeno parziale dei materiali derivanti dagli scavi stessi per ricreare un andamento tipico degli ambienti di duna residua caratterizzato da lievi rilevati e piccoli avvallamenti.
Figura 4. Inquadramento dell’intervento nei vincoli Rete Natura 2000 e carta habitat
Parco regionale Delta del Po
L’area in cui viene realizzato l’intervento di compensazione dune è compresa all’interno della zona B, sottozona DUN (ambiti dunosi).
Secondo le Norme Tecniche di Attuazione del Piano di Stazione “Centro storico di Comacchio” ed in particolare secondo l’art. 22 comma 3: “Le sottozone B.DUN. sono costituite da insiemi di aree individuate dalla cartografia di Piano e soggette a rigorosa tutela: (D) la conservazione delle tipologie vegetazionali esistenti e della morfologia dei luoghi costituisce obiettivo prioritario del Piano per queste sottozone.
Sono consentiti gli interventi di sistemazione e difesa idraulica, di manutenzione, consolidamento e ripristino dei cordoni dunosi e del litorale sabbioso, con tecniche di ingegneria ambientale e previo nullaosta dell’Ente di Gestione.”
Figura 5. Inquadramento dell’intervento nella vincolistica del Parco regionale del Delta del Po.
Descrizione dello stato di fatto
L’area in cui è stato effettuato l’intervento è posta al centro della porzione occidentale della ZSC-ZPS IT4060012, nell’area di congiunzione di due aree boscate riconosciute come habitat esistente 9340 – Foreste di Quercus ilex
L’area in questione è completamente priva di rilievi, è un incolto soggetto a periodici sfalci.
Figura 6. Luoghi interessati dall’intervento di compensazione dune 2130 .
L’area di progetto condivide la morfologia pianeggiante dei terreni circostanti ed è come questi soggetta a sfalcio, tuttavia la prossimità ai rilevati dunosi boscati favorisce la diffusione della flora autoctona naturale, che beneficia anche delle stesse caratteristiche pedologiche.
La composizione floristica (nomenclatura secondo Bartolucci et al. 2018, Pignatti 2017-19) affianca perciò alle specie ruderali tipiche degli ambienti antropizzati (Ambrosia psilostachya, Cichorium intybus, Cynodon dactylon, Erigeron canadense, Lagurus ovatus, Medicago sativa, Oenothera stucchii), altre di ambienti segetali meno disturbati (Allium vineale, Anisantha triandra, Dactylis glomerata, Dasypyrum villosum, Equisetum ramosissimum, Erodium cicutarium, Euphorbia helioscopia, Hypochoeris radicata, Melilotus indica, Plantago lanceolata, Salvia pratensis, Verbascum densiflorum), ma soprattutto un cospicuo contingente degli ambienti naturali e seminaturali delle dune stabili, sia litoranee che interne (Arenaria serpyllifolia, Asperula cynanchica, Bassia laniflora, Carex liparocarpos, Cerastium semidecandrum, Euphorbia cyparissias, Fumana procumbens, Helianthemum apenninum, Lomelosia argentea, Ononis spinosa, Ophrys sphegodes, Orchis morio, Orobanche crenata, Petrorhagia saxifraga, Phleum arenarium, Poa bulbosa, Potentilla reptans, Sanguisorba minor, Silene conica, Silene otites, Silene vulgaris, Teucrium capitatum, Teucrium chamaedrys, Verbascum sinuatum, Vicia villosa subsp. ambigua, Vulpia fasciculata). Sono inoltre ampiamente distribuite due specie di muschi (Pleurochaete squarrosa, Tortula ruraliformis) e due di licheni (Cladonia convoluta, Cladonia rangiformis), che testimoniano come il suolo non sia soggetto a lavorazioni, e lo sfalcio periodico non abbia un impatto negativo sul popolamento vegetale.
Le due specie di orchidee (Ophrys sphegodes, Orchis morio) assieme a Cistus creticus subsp. eriocephalus, che dalla duna adiacente si avvicina all’area di progetto, sono protette dalla legge regionale dell’Emilia-Romagna.
Descrizione degli interventi
L’intervento ha previsto il ripristino morfologico e vegetazionale dell’habitat 2130 – Dune fisse a vegetazione erbacea (dune grigie), già presente in altre zone del ZSC-ZPS IT4060012 Dune si San Giuseppe. L’intervento è migliorativo in quanto incrementa la superficie dell’habitat 2130, che nel sito in questione è rappresentato ma con una copertura effettiva dell’habitat limitata.
Il ripristino assume quindi particolare importanza in quanto prevede non solo la copertura vegetazionale tipica ma anche la morfologia dunosa.
L’intervento è costituito da due diverse dune, morfologicamente analoghe alle altre già presenti, con ampi spazi di separazione dalle aree boscate. Le due dune hanno altezze variabili: La duna più lunga ha tre rilievi che raggiungono l’altezza massima di 1,9 m, la duna più piccola ha due sommità massima di 1,9 m. Nello spazio tra le due dune il profilo scende fino a 0,6- 0,5 m ricostruendo gli spazi interdunali.
Nell’immagine sottostante la proiezione in pianta delle due dune.
Figura 8 – compensazione dune
Descrizione dell’Habitat 2130
Si tratta di un habitat a diffusione nord-atlantica, baltica e atlanto-mediterranea, con appendici sulle coste del Mar Nero, e che in ambito italiano si rinviene solo lungo le coste nord-adriatiche, con macrobioclima temperato (Biondi et al. 2009). La cartografia regionale riporta l’habitat 2130 in diversi siti costieri; nel Ferrarese raggiunge la sua espressione più compiuta appunto alle Dune di San Giuseppe e alla duna litoranea del Vascello d’Oro (Lido di Pomposa). Tutte le specie della combinazione fisionomica di riferimento sono presenti nell’area d’indagine circostante all’area di progetto.
Il codice CORINE Biotopes è il 16.223 “Ibero-Mediterranean grey dunes”, il codice EUNIS è B1.4 “Comunità erbacee delle dune costiere stabili”.
Il ripristino è pertanto coerente con il sito in cui viene realizzato e con l’area circostante rappresenta nel complesso un miglioramento dello stato di conservazione.
Ripristino morfologico
Il ripristino morfologico sarà eseguito evitando ogni possibile interferenza e/o alterazione con gli habitat esistenti, mantenendo una distanza di sicurezza di almeno 5m in particolare dalle alberature esistenti del circostante habitat 9340.
Il progetto di ripristino è stato realizzato in seguito a sopralluoghi per essere coerente con le dune esistenti a vegetazione erbosa come da immagini sottostanti.
Il cordone dunoso da realizzare è composto da due dune ad andamento sinuoso con uno spazio interdunale che non raggiunge il piano di campagna ma si ferma ad una quota di 0,5-0,6 m simulando le depressioni interdunali. La quota massima delle dune è di 1,9 m che viene raggiunta nelle sommità riprendendo la morfologia tipiche delle dune.
Nelle immagini sottostanti una ricostruzione 3D a falsi colori per evidenziare le creste dunali in assenza di copertura vegetale, viste da sud verso nord. La ricostruzione in falsi colori evidenzia il rilevato della duna, non lineare ma sinuoso, come pure gli avvallamenti presenti sia nelle singole dune.
Considerando una compattazione delle sabbie del 10% l’altezza massima finale sarà di circa 1,7 m, compatibile con i rilievi esistenti nascosti dalle alberature a leccio, come visibile nella foto sottostante, a volte ben superiore ai due metri seppure nascosti dalla lecceta. Il volume medio di sabbie necessario per il ripristino morfologico è stimato in circa 2000-2200 m3.
Le dune ricostruite si collocano in mezzo a due aree boscate con lecci di notevole altezza, di seguito una simulazione tridimensionale delle dune, rispetto alla lecceta a nord e sud, circondate da un’area pianeggiante.
Data l’esigua altezza massima e la vicina lecceta le dune si legano molto bene con il paesaggio circostante e lo migliorano.
Ripristino vegetazionale
Il ripristino vegetazionale dell’habitat 2130 è possibile grazie alla presenza nell’area di intervento delle specie tipiche riconosciute in seguito a specifica indagine sul luogo di intervento. In particolare la vegetazione esistente nella radura con diffusione di muschi e licheni, oltre alle altre specie caratteristiche come Lomelosia argentea, Sanguisorba minor, Silene conica, Euphorbia cyparissias, Teucrium capitatum, indica che la comunità stabilitasi in questo “intervallo” geomorfologico del sistema di dune consolidate si può attribuire a uno stadio precoce dell’associazione Tortulo ruraliformis – Scabiosetum argenteae Pignatti 1952 , che è stata riconosciuta e cartografata nelle aperture della macchia a leccio sulle dune limitrofe, e rappresenta uno stadio tipico della serie edafoxerofila, supratemperata, umida subumida di Vincetoxico – Querco ilicis sigmetum, la cui testa di serie è così ben rappresentata dalla macchia a leccio dei rilevati dunosi adiacenti (Gamper et al. 2008). La comunità si manifesta, nei luoghi naturali di crescita, con un basso strato erboso uniforme senza soluzione di continuità, dove alle emicriptofite e terofite si affiancano muschi e licheni; l’aspetto tipico vede l’ingresso di nano-fanerofite come Cistus creticus subsp. eriocephalus e Asparagus acutifolius, e suffrutici come Artemisia campestris, già presenti con cospicui popolamenti sull’area rilevata delle dune.
La comunità riconosciuta ben rappresenta l’habitat prioritario 2130, “Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie)”, anche se non sviluppato come nelle lacune della macchia a leccio.
Di conseguenza il ripristino vegetazionale sulle dune sarà condotto scorticando per la profondità di 20-25 la superficie d’intervento, e ridepositando il cotico erboso sovrapposto ai nuovi rilevati sabbiosi realizzati.
L’intervento ha anche il minor impatto possibile sulla vegetazione attuale, perché non va a modificare i rilevati dunali esistenti, a conserva la composizione floristica attuale, e ne favorisce la competitività rispetto alle componenti ruderali sinantropiche estranee alla vegetazione naturale, poiché modifica gli aspetti edafici quali la prossimità della falda (che si allontana) e l’apporto di nutrienti (che si riduce). Inoltre, da tali variazioni geomorfologiche ed edafiche, dovrebbero trarre vantaggio alcuni elementi floristici di valore ecologico e conservazionistico, che dalle radure dei rilevati dunali esistenti possono facilmente diffondersi a quelli neoformati (es. Cistus creticus subsp. eriocephalus, Chrysopogon gryllus, Artemisia campestris, Helianthemum apenninum, Fumama procumbens, Pyracantha coccinea.
La copertura vegetazionale è di tipo erboso, non arboreo, ed è basata sulle essenze presenti in loco, pertanto non sono previsti interventi di sostituzione delle fallanze, ma solo irrigazioni di sostegno per i primi 3 anni.