Il residuo fisso è una misura dei sali disciolti nelle acque e deriva principalmente dalla presenza degli ioni sodio, potassio, calcio, magnesio, cloruro, solfato e bicarbonato. Dal momento che non è un parametro pericoloso per la salute umana, non è previsto un limite di legge. Le specie che contribuiscono al residuo fisso sono prevalentemente di origine naturale, ma possono derivare anche da attività umane presenti sul territorio. Valori elevati di residuo fisso, maggiori di 1500 milligrammi/litro (mg/l), possono rendere l’acqua sgradevole al gusto, così come valori estremamente bassi danno la sensazione di un’acqua insipida, tendente al dolciastro.
Una delle classificazioni più utilizzate per le acque in base al residuo fisso è rappresentata dalla seguente tabella:
TIPO DI ACQUA |
RESIDUO FISSO |
Minimamente mineralizzate |
fino a 50 mg/l; |
Oligominerali o leggermente mineralizzate |
fra 51 e 500 mg/l |
Mediamente mineralizzate |
fra 501 e 1500 mg/l; |
Fortemente mineralizzate |
oltre 1500 mg/l |
Si possono trovare anche altre classificazioni come rappresentato nella tabella seguente:
Tipo di acque |
residuo fisso |
Acque meteoriche o minimamente mineralizzate |
compreso tra 10 e 80 mg/L |
Acque oligominerali |
compreso tra 80 e 200 mg/L
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Acque mediominerali |
compreso tra 200 e 1.000 mg/L
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Acque minerali o ricche di sali minerali |
superiore a 1.000 mg/L |
Acque salate |
superiore a 30.000 mg/L |
In realtà non esiste una vera e propria classificazione condivisa. Questo fatto sta ad indicare come l’interpretazione di tale parametro sia soggettiva e come in realtà il parametro, puramente indicatore, vada valutato nel contesto di un profilo più approfondito delle analisi di altri parametri.